Desidero
inaugurare la pagina sportiva del mio blog presentandovi uno sport che fino a
pochi anni fa veniva considerato “minore”, ma che negli ultimi tempi, grazie
soprattutto agli sponsor e all’interesse mediatico più che alle vittorie sul campo,
sta acquisendo sempre più importanza: il rugby.
Parlando
brevemente della storia di questo sport, esso ebbe leggendariamente origine nel
1823, presso la Rugby school nell’omonima città, quando un giocatore di
football (allora non esistevano molte discipline con questo nome, cui ci si
riferiva semplicemente come “gioco del pallone”, e non erano state stilate
delle regole precise), William Webb
Ellis, prese la palla con le mani, corse verso l’area di porta avversaria,
la schiacciò a terra e gridò “Meta!” (in inglese “try”). Dopo questo
avvenimento, il rugby, così come il calcio e le altre varianti del football,
venne più volte regolamentato, fino ad arrivare alle regole attuali. Va altresì
ricordato che antenati più antichi del gioco del pallone si possono rilevare in
sport medievali o dell’età moderna, e forse ancora più a ritroso nella storia.
Si confronti, ad esempio, il “Calcio storico fiorentino”, tuttora praticato
nella città.
Del rugby esistono
oggi alcune varianti, di cui le più conosciute sono quelle a 15 giocatori (rugby union) e a 7 giocatori (rugby sevens); vi sono poi le varianti a
13 (rugby league), 10 o 9 giocatori
(le ultime due molto rare) e quella con il minimo contatto fisico, senza
placcaggi, di solito praticata dai bambini per imparare le regole e dagli
adulti come allenamento o diletto (touch
rugby).
Veniamo ora
a descrivere la squadra di rugby a 15 (il più praticato in Italia), il campo, e
alcune regole del gioco.
I 15
giocatori si dividono principalmente in due gruppi: gli “avanti” o uomini di
mischia (8) e i tre quarti (7). Nel dettaglio:
- piloni (numero di maglia 1, 3, 17, 18).
Sono i più grossi e forti della squadra, sulle loro spalle grava il peso della
mischia e possono essere chiamati a portare palla per cercare di sfondare le
linee difensive avversarie. Il loro lavoro è logorante e molto stancante,
solitamente vengono sostituiti entrambi nel corso del secondo tempo, ma in caso
di infortunio di un giocatore subentrato devono tornare in campo perché solo un
pilone può sostituirne un altro;
- tallonatore (numero 2 e 16). Nella
mischia sta in prima linea, tra i piloni. È anch’egli grosso e compatto ma deve
possedere la tecnica necessaria a due fasi di gioco importantissime (che
descriverò in seguito): nella mischia deve infatti tallonare il pallone dalla
propria parte, stando quindi in equilibrio su una gamba sola mentre l’altra
caccia il pallone, e nella touche o
rimessa laterale deve lanciare precisamente il pallone ai compagni;
- seconde linee (numero 4, 5, 19 e
talvolta 20). Sono solitamente i giocatori più alti, e sono anche grossi ma più
longilinei dei piloni. Devono infatti sfruttare la loro altezza per arrivare
sui palloni più alti, e il loro peso per infrangersi sull’avversario e tentare
di rompere la difesa;
- flanker o terze linee (numero 6, 7,
20). Sono un po’ meno grossi dei giocatori già descritti ma molto veloci.
Devono essere in grado di ripartire rapidamente sia nella fase di attacco per
sostenere il compagno che porta palla o in difesa per placcare e fermare la
ripartenza avversaria.
- numero 8 o terza linea centro (numero 8
e 20). È grande e grosso quasi come una seconda linea, veloce per partire con
il pallone che esce dalla mischia, che lui stesso controlla essendone l’ultimo
uomo: oltre al fisico, deve quindi possedere una ottima visione di gioco e
un’intelligenza tattica acuta. Proprio per questo, non raramente è anche
capitano della squadra.
- mediano di mischia (numero 9 e 21).
Primo giocatore del ruolo tre quarti, è colui che introduce la palla in mischia
e fa ripartire tutte le azioni dopo un placcaggio: se guardate una partita, è
quel piccoletto che va a caccia del pallone sotto alla pila di compagni e
avversari, detta ruck.
- mediano di apertura (numero 10 e 22). È
il regista della squadra, colui che smista i palloni che gli vengono passati
del numero 9. Solitamente è anche molto bravo al piede e può quindi calciare in
allontanamento o piazzare il pallone tra i pali per segnare dei punti.
- primo e secondo centro (numero 12, 13,
talvolta 22 e 23). Sono grossi, ma meno degli uomini di mischia, e velocissimi.
Devono portare avanti il pallone, se necessario cercare di sfondare la difesa
oppure passarlo ulteriormente ai compagni. Il loro ruolo è molto importante
anche in fase difensiva: un errore dalle loro parti può infatti aprire la
strada alla meta avversaria. Assieme ai flanker, sono sovente i migliori
placcatori nelle statistiche a fine partita.
- ali (numero 11, 14, talvolta 22 e 23).
Sono i più veloci della squadra: devono solitamente prendere il pallone e
correre finché arrivano a destinazione o vengono placcati. Negli ultimi anni si
è assistito all’avvento di giocatori nel ruolo di ala molto veloci ma anche
grossi, non è raro che possano pesare 100 kg o anche di più, allo scopo di
vincere lo scontro diretto con il difensore che tenta di opporvisi.
- estremo (numero 15 e 23). È veloce,
preciso, e costituisce l’ultimo baluardo della difesa: un suo errore è sovente
determinante. Essendo l’ultimo uomo, deve essere bravo con le mani e con i
piedi, per ricevere calci di allontanamento e calciare a sua volta, oppure per
smistare per i compagni. Partecipa attivamente anche all’attacco, arrivando
veloce dalle retrovie soprattutto nei cambi di gioco da parte del numero 10.
Per quanto
riguarda il campo da gioco, in
questa sede è sufficiente dire che è lungo 100 metri da una linea di meta all’altra
e può essere largo fino a 70 metri circa (è previsto un intervallo di misure
consentite). Le linee continue sono quella di centro campo, da dove si
cominciano le azioni all’inizio del primo e del secondo tempo e dopo ogni
segnatura, quella dei 22 metri (cioè circa a metà strada tra il centro campo e
la linea di meta), la linea di meta, sulla quale o oltre la quale è possibile
schiacciare il pallone (e su cui sorge la porta, detta H), la linea di fondo
campo e le linee di bordo campo. Vi sono poi alcune linee tratteggiate: quella
dei 10 metri dal centro campo e quella dei 5 metri dalla linea di meta;
lateralmente quelle dei 5 e dei 15 metri. Ognuna di queste linee risponde a
delle regole ben precise e a volte anche difficili da ricordare per gli stessi
giocatori, alcune delle quali saranno spiegate nel prossimo paragrafo.
Il gioco
del rugby potrebbe sembrare un grande caos dove degli energumeni portano la
palla finché non vengono buttati a terra da qualcun altro o uno di loro non
arriva a fondo campo, oppure dove si calcia il pallone alla cazzo di cane
finché uno non lo tiene in mano e decide di correre. Non è proprio così. Il gioco
è dettato invece da regole molte precise e ferree e da situazioni molto
particolari.
Una di
queste è senza dubbio la mischia, tanto
che i giocatori si dividono, come abbiamo visto, appunto tra quelli che vi
partecipano e quelli che non vi partecipano: in essa i tre uomini di prima
linea si legano con quelli della seconda linea, cui si legano le terze linee;
al comando dell’arbitro, tutta il “pacchetto” così costituito si protende in
avanti legandosi a quello avversario: le prime linee entrano direttamente in
contatto, mentre le seconde e le terze spingono all’unisono per resistere alla
spinta avversaria e se possibile guadagnare terreno; una volta che la mischia è
stabile, il mediano può introdurre il pallone che viene tallonato e si continua
il gioco. Ovviamente, in questa situazione concitata è possibile fare e subire
diversi tipi di falli. Si ricorre alla mischia principalmente quando il pallone
cade “in avanti” a un giocatore: i passaggi con le mani possono essere eseguiti
infatti solo in linea o all’indietro.
Un'altra fase
tipica e particolare è la touche o rimessa laterale: anche ad
essa partecipano gli uomini di mischia e il mediano. Il tallonatore ha il
compito di rimettere la palla in gioco a favore di un compagno che salta e
viene sollevato da altri due per ottenere un vantaggio sul salto avversario. Anche
questa fase si presta a falli e scorrettezze.
Dopo la touche, soprattutto se vicini alla meta,
si assiste molto spesso alla maul: un giocatore tiene la palla in
mano e rimane in piedi sospinto dagli altri; finché non cade o la spinta
difensiva lo ferma, la maul può
avanzare e arrivare anche fino alla segnatura. È possibile che si formi anche
in altre situazioni, ma molto più raramente, ad esempio se un giocatore
placcato riesce a non cadere.
Se invece
cade assistiamo alla ruck: il placcato deve mettere a
disposizione il pallone per i suoi compagni (pena il “tenuto a terra”), mentre
viene aiutato da altri a non cadere preda di giocatori avversari che tentano di
rubarglielo. Quando l’arbitro grida “ruck”
i difensori non possono più cacciare il pallone ma devono attendere lo sviluppo
del gioco, stando attenti a non finire in fuorigioco sulla ripartenza.
A questo
punto, ho già introdotto alcune regole. Mancano però quelle più importanti,
cioè quelle riguardanti il punteggio. È possibile segnare dei punti in diversi
modi:
- meta. È la segnatura più ricercata, perché
dà alla squadra 5 punti e la possibilità di ottenerne altri due con un calcio
piazzato di trasformazione (potenziale gioco da 7 punti). La meta si raggiunge
schiacciando a terra il pallone con le mani o con il tronco sulla linea di meta
o al di là di essa, rimanendo all’interno delle linee laterali e di fondocampo.
Qualora si verifichino più falli da parte della squadra in difesa nei pressi
della propria linea di meta, l’arbitro può decretare una “meta tecnica” senza
che il pallone oltrepassi la linea;
- calcio di trasformazione, già descritto
in precedenza. Sottolineo che il pallone deve passare tra i pali ma sopra la
traversa:
- calcio di punizione. Si tratta sempre
di un piazzato, libero dalla difesa, che il giocatore deputato deve preparare e
calciare entro un minuto dal fischio dell’arbitro, nel punto in cui il fallo è
stato commesso. Vale 3 punti;
- drop. Calcio eseguito durante la fase
di attacco, facendo prima rimbalzare il pallone a terra. Anche questo vale 3
punti.
Mi sembra
opportuno descrivere la divisa da gioco e le eventuali protezioni permesse, visto e considerato anche la confusione che
porta talvolta a confondere il rugby con il football americano. In questo sport
i giocatori hanno calzoncini e maglietta. Punto. Sono permesse protezioni non
rigide come il caschetto, utilizzato spesso dai giocatori di mischia o da
coloro che hanno già subito traumi alla testa, maglie imbottite da portare sotto
la divisa (sempre più rare tra i professionisti), guantini anch’essi rari. È possibile
però una compilation di fasciature: andiamo dalla testa, con giri di nastro o tape a mo’ di fascia per proteggere le
orecchie e la fronte, molto sollecitate nella mischia, alle braccia, gomiti,
polsi, dita, alle cosce per aiutare il sollevamento in touche o alle ginocchia per limitare traumi passati.
Infine, vorrei
ricordare un marchio che fa del rugby uno degli sport più amati: il rispetto
per i compagni di squadra, per gli avversati e per l’arbitro. Non di rado si sente
un giocatore chiedere scusa dopo un fallo o un cartellino (“sorry, Sir”), e
pochissime volte si assiste a delle proteste: solo il capitano interloquisce
con il direttore di gara per chiedere nota di questa o quella situazione.
Chiudo con
un adagio che risale alla fondazione di questo splendido sport “il rugby è uno
sport da animali giocato da gentiluomini”.
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