martedì 15 marzo 2016

Il Rugby


Desidero inaugurare la pagina sportiva del mio blog presentandovi uno sport che fino a pochi anni fa veniva considerato “minore”, ma che negli ultimi tempi, grazie soprattutto agli sponsor e all’interesse mediatico più che alle vittorie sul campo, sta acquisendo sempre più importanza: il rugby.

Parlando brevemente della storia di questo sport, esso ebbe leggendariamente origine nel 1823, presso la Rugby school nell’omonima città, quando un giocatore di football (allora non esistevano molte discipline con questo nome, cui ci si riferiva semplicemente come “gioco del pallone”, e non erano state stilate delle regole precise), William Webb Ellis, prese la palla con le mani, corse verso l’area di porta avversaria, la schiacciò a terra e gridò “Meta!” (in inglese “try”). Dopo questo avvenimento, il rugby, così come il calcio e le altre varianti del football, venne più volte regolamentato, fino ad arrivare alle regole attuali. Va altresì ricordato che antenati più antichi del gioco del pallone si possono rilevare in sport medievali o dell’età moderna, e forse ancora più a ritroso nella storia. Si confronti, ad esempio, il “Calcio storico fiorentino”, tuttora praticato nella città.

Del rugby esistono oggi alcune varianti, di cui le più conosciute sono quelle a 15 giocatori (rugby union) e a 7 giocatori (rugby sevens); vi sono poi le varianti a 13 (rugby league), 10 o 9 giocatori (le ultime due molto rare) e quella con il minimo contatto fisico, senza placcaggi, di solito praticata dai bambini per imparare le regole e dagli adulti come allenamento o diletto (touch rugby).

Veniamo ora a descrivere la squadra di rugby a 15 (il più praticato in Italia), il campo, e alcune regole del gioco.

I 15 giocatori si dividono principalmente in due gruppi: gli “avanti” o uomini di mischia (8) e i tre quarti (7). Nel dettaglio:
- piloni (numero di maglia 1, 3, 17, 18). Sono i più grossi e forti della squadra, sulle loro spalle grava il peso della mischia e possono essere chiamati a portare palla per cercare di sfondare le linee difensive avversarie. Il loro lavoro è logorante e molto stancante, solitamente vengono sostituiti entrambi nel corso del secondo tempo, ma in caso di infortunio di un giocatore subentrato devono tornare in campo perché solo un pilone può sostituirne un altro;
- tallonatore (numero 2 e 16). Nella mischia sta in prima linea, tra i piloni. È anch’egli grosso e compatto ma deve possedere la tecnica necessaria a due fasi di gioco importantissime (che descriverò in seguito): nella mischia deve infatti tallonare il pallone dalla propria parte, stando quindi in equilibrio su una gamba sola mentre l’altra caccia il pallone, e nella touche o rimessa laterale deve lanciare precisamente il pallone ai compagni;
- seconde linee (numero 4, 5, 19 e talvolta 20). Sono solitamente i giocatori più alti, e sono anche grossi ma più longilinei dei piloni. Devono infatti sfruttare la loro altezza per arrivare sui palloni più alti, e il loro peso per infrangersi sull’avversario e tentare di rompere la difesa;
- flanker o terze linee (numero 6, 7, 20). Sono un po’ meno grossi dei giocatori già descritti ma molto veloci. Devono essere in grado di ripartire rapidamente sia nella fase di attacco per sostenere il compagno che porta palla o in difesa per placcare e fermare la ripartenza avversaria.
- numero 8 o terza linea centro (numero 8 e 20). È grande e grosso quasi come una seconda linea, veloce per partire con il pallone che esce dalla mischia, che lui stesso controlla essendone l’ultimo uomo: oltre al fisico, deve quindi possedere una ottima visione di gioco e un’intelligenza tattica acuta. Proprio per questo, non raramente è anche capitano della squadra.
- mediano di mischia (numero 9 e 21). Primo giocatore del ruolo tre quarti, è colui che introduce la palla in mischia e fa ripartire tutte le azioni dopo un placcaggio: se guardate una partita, è quel piccoletto che va a caccia del pallone sotto alla pila di compagni e avversari, detta ruck.
- mediano di apertura (numero 10 e 22). È il regista della squadra, colui che smista i palloni che gli vengono passati del numero 9. Solitamente è anche molto bravo al piede e può quindi calciare in allontanamento o piazzare il pallone tra i pali per segnare dei punti.
- primo e secondo centro (numero 12, 13, talvolta 22 e 23). Sono grossi, ma meno degli uomini di mischia, e velocissimi. Devono portare avanti il pallone, se necessario cercare di sfondare la difesa oppure passarlo ulteriormente ai compagni. Il loro ruolo è molto importante anche in fase difensiva: un errore dalle loro parti può infatti aprire la strada alla meta avversaria. Assieme ai flanker, sono sovente i migliori placcatori nelle statistiche a fine partita.
- ali (numero 11, 14, talvolta 22 e 23). Sono i più veloci della squadra: devono solitamente prendere il pallone e correre finché arrivano a destinazione o vengono placcati. Negli ultimi anni si è assistito all’avvento di giocatori nel ruolo di ala molto veloci ma anche grossi, non è raro che possano pesare 100 kg o anche di più, allo scopo di vincere lo scontro diretto con il difensore che tenta di opporvisi.
- estremo (numero 15 e 23). È veloce, preciso, e costituisce l’ultimo baluardo della difesa: un suo errore è sovente determinante. Essendo l’ultimo uomo, deve essere bravo con le mani e con i piedi, per ricevere calci di allontanamento e calciare a sua volta, oppure per smistare per i compagni. Partecipa attivamente anche all’attacco, arrivando veloce dalle retrovie soprattutto nei cambi di gioco da parte del numero 10.

Per quanto riguarda il campo da gioco, in questa sede è sufficiente dire che è lungo 100 metri da una linea di meta all’altra e può essere largo fino a 70 metri circa (è previsto un intervallo di misure consentite). Le linee continue sono quella di centro campo, da dove si cominciano le azioni all’inizio del primo e del secondo tempo e dopo ogni segnatura, quella dei 22 metri (cioè circa a metà strada tra il centro campo e la linea di meta), la linea di meta, sulla quale o oltre la quale è possibile schiacciare il pallone (e su cui sorge la porta, detta H), la linea di fondo campo e le linee di bordo campo. Vi sono poi alcune linee tratteggiate: quella dei 10 metri dal centro campo e quella dei 5 metri dalla linea di meta; lateralmente quelle dei 5 e dei 15 metri. Ognuna di queste linee risponde a delle regole ben precise e a volte anche difficili da ricordare per gli stessi giocatori, alcune delle quali saranno spiegate nel prossimo paragrafo.

Il gioco del rugby potrebbe sembrare un grande caos dove degli energumeni portano la palla finché non vengono buttati a terra da qualcun altro o uno di loro non arriva a fondo campo, oppure dove si calcia il pallone alla cazzo di cane finché uno non lo tiene in mano e decide di correre. Non è proprio così. Il gioco è dettato invece da regole molte precise e ferree e da situazioni molto particolari.
Una di queste è senza dubbio la mischia, tanto che i giocatori si dividono, come abbiamo visto, appunto tra quelli che vi partecipano e quelli che non vi partecipano: in essa i tre uomini di prima linea si legano con quelli della seconda linea, cui si legano le terze linee; al comando dell’arbitro, tutta il “pacchetto” così costituito si protende in avanti legandosi a quello avversario: le prime linee entrano direttamente in contatto, mentre le seconde e le terze spingono all’unisono per resistere alla spinta avversaria e se possibile guadagnare terreno; una volta che la mischia è stabile, il mediano può introdurre il pallone che viene tallonato e si continua il gioco. Ovviamente, in questa situazione concitata è possibile fare e subire diversi tipi di falli. Si ricorre alla mischia principalmente quando il pallone cade “in avanti” a un giocatore: i passaggi con le mani possono essere eseguiti infatti solo in linea o all’indietro.
Un'altra fase tipica e particolare è la touche o rimessa laterale: anche ad essa partecipano gli uomini di mischia e il mediano. Il tallonatore ha il compito di rimettere la palla in gioco a favore di un compagno che salta e viene sollevato da altri due per ottenere un vantaggio sul salto avversario. Anche questa fase si presta a falli e scorrettezze.
Dopo la touche, soprattutto se vicini alla meta, si assiste molto spesso alla maul: un giocatore tiene la palla in mano e rimane in piedi sospinto dagli altri; finché non cade o la spinta difensiva lo ferma, la maul può avanzare e arrivare anche fino alla segnatura. È possibile che si formi anche in altre situazioni, ma molto più raramente, ad esempio se un giocatore placcato riesce a non cadere.
Se invece cade assistiamo alla ruck: il placcato deve mettere a disposizione il pallone per i suoi compagni (pena il “tenuto a terra”), mentre viene aiutato da altri a non cadere preda di giocatori avversari che tentano di rubarglielo. Quando l’arbitro grida “ruck” i difensori non possono più cacciare il pallone ma devono attendere lo sviluppo del gioco, stando attenti a non finire in fuorigioco sulla ripartenza.

A questo punto, ho già introdotto alcune regole. Mancano però quelle più importanti, cioè quelle riguardanti il punteggio. È possibile segnare dei punti in diversi modi:
- meta. È la segnatura più ricercata, perché dà alla squadra 5 punti e la possibilità di ottenerne altri due con un calcio piazzato di trasformazione (potenziale gioco da 7 punti). La meta si raggiunge schiacciando a terra il pallone con le mani o con il tronco sulla linea di meta o al di là di essa, rimanendo all’interno delle linee laterali e di fondocampo. Qualora si verifichino più falli da parte della squadra in difesa nei pressi della propria linea di meta, l’arbitro può decretare una “meta tecnica” senza che il pallone oltrepassi la linea;
- calcio di trasformazione, già descritto in precedenza. Sottolineo che il pallone deve passare tra i pali ma sopra la traversa:
- calcio di punizione. Si tratta sempre di un piazzato, libero dalla difesa, che il giocatore deputato deve preparare e calciare entro un minuto dal fischio dell’arbitro, nel punto in cui il fallo è stato commesso. Vale 3 punti;
- drop. Calcio eseguito durante la fase di attacco, facendo prima rimbalzare il pallone a terra. Anche questo vale 3 punti.

Mi sembra opportuno descrivere la divisa da gioco e le eventuali protezioni permesse, visto e considerato anche la confusione che porta talvolta a confondere il rugby con il football americano. In questo sport i giocatori hanno calzoncini e maglietta. Punto. Sono permesse protezioni non rigide come il caschetto, utilizzato spesso dai giocatori di mischia o da coloro che hanno già subito traumi alla testa, maglie imbottite da portare sotto la divisa (sempre più rare tra i professionisti), guantini anch’essi rari. È possibile però una compilation di fasciature: andiamo dalla testa, con giri di nastro o tape a mo’ di fascia per proteggere le orecchie e la fronte, molto sollecitate nella mischia, alle braccia, gomiti, polsi, dita, alle cosce per aiutare il sollevamento in touche o alle ginocchia per limitare traumi passati.

Infine, vorrei ricordare un marchio che fa del rugby uno degli sport più amati: il rispetto per i compagni di squadra, per gli avversati e per l’arbitro. Non di rado si sente un giocatore chiedere scusa dopo un fallo o un cartellino (“sorry, Sir”), e pochissime volte si assiste a delle proteste: solo il capitano interloquisce con il direttore di gara per chiedere nota di questa o quella situazione.

Chiudo con un adagio che risale alla fondazione di questo splendido sport “il rugby è uno sport da animali giocato da gentiluomini”.

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