martedì 2 febbraio 2016

Berlino (primo viaggio)


Il mio primo viaggio a Berlino, da stage che avrebbe dovuto essere, è stato quasi una vera e propria vacanza, con tutto quello che ne consegue.
Anche in questo caso, la mia scuola ci propone la possibilità di fare il tirocinio obbligatorio all’estero: si apre una finestra su Berlino, e io e altri due miei compagni non ce la facciamo sfuggire. Veniamo a conoscere il periodo, gennaio 2006, compriamo i biglietti e prepariamo i bagagli con i vestiti pesanti: si parte!

Arriviamo dopo due cambi di metropolitana in una stazione posta sopra il fiume (interscambio tra le linee 1 e 7, me lo ricordo come fosse ieri), “scendiamo” e ci avviamo su questa strada a senso unico (abbiamo poi scoperto che l’altro senso di marcia era dall’altro lato dello stesso fiume) e ci presentiamo. La sede principale però, era esattamente dirimpetto: torna indietro, valigie e tutto, io con un raffreddore che non vi dico, passa il ponte e “Guten Abend!”.

Una volta sistemati nella camera, veniamo a sapere che il nostro lavoro consisterà principalmente nell’aiutare a preparare e servire la colazione, lavare e pulire a servizio terminato, e poi svolgere altre piccole mansioni (incluso spalare la neve e trasformare una sala colazioni in sala conferenze e poi ritornare alla conformazione originale) per un totale di circa sette ore lavorative al giorno, con due riposi variabili la settimana. Perfetto! Ciò significava che avremmo avuto tutti i pomeriggi e le sere libere, nonché alcuni giorni interi, a discapito solamente delle levatacce mattutine. La colazione era ovviamente compresa, da consumare piuttosto velocemente prima della venuta dei clienti, mentre per gli altri pasti ci si doveva arrangiare. Ma la struttura disponeva anche di una cucina comune e di un frigorifero dove conservare i propri cibi, confidando nel buon senso degli ospiti, generalmente giovani disponibili e dal grande spirito di adattamento (come la denominazione di “ostello” richiederebbe peraltro). Aggiungiamo una lavanderia a gettoni liberamente utilizzabile e abbiamo ottenuto tutti i servizi primari a prezzo molto vantaggioso.

Grazie all’organizzazione degli orari descritta sopra, abbiamo potuto visitare la città in lungo e in largo. Parliamo di Isola dei Musei, con il famoso Pergamon, il viale Unter den Linden, Alexanderplatz (anche se velocemente perché “c’era la neve” come nella canzone di Battiato), la Porta di Brandeburgo e Pariserplatz, il Tiergarten, il Sony Center (presso Potsdamerplatz), Checkpoint Charlie, i resti del Muro vicino alla Sprea, il pittoresco quartiere di Spandau, lunghe camminate per la Ku’damm, la via dei negozi e delle attrazioni, i famosissimi magazzini Ku’dorf, paragonabili all’Harrod’s londinese, il campo di concentramento di Sachsenhausen (appena fuori città), e chi più ne ha più ne metta.
La sera non c’era che l’imbarazzo della scelta. A nostro gusto abbiamo privilegiato i pub e i tipici Biergarten, ma non abbiamo mancato alcune serate in discoteca e la festa di compleanno di una nostra collega.

Vorrei infine ricordare di questo soggiorno un incontro inaspettato: recatici all’Alt Berliner Biersalon, secondo il nostro stile, per una birra e uno spuntino di fine giornata, ci rendiamo presto conto di essere gli unici clienti (l’ora era molto tarda), assieme ad altri due accomodati a una certa distanza da noi. Osservando bene uno dei due, mi sembra di riconoscere l’attore Jeff Goldblum, protagonista de “Il mondo perduto” di Steven Spielberg (già coprotagonista nel primo capitolo di “Jurassic Park”) e di “Independence Day” di Roland Emmerich, tra gli altri. I miei amici dubitano (“che cavolo ci fa un attore di Hollywood qui, da solo?”). Senonché, dopo un po’, vediamo i camerieri che vanno a chiedere di fare delle foto con lui. Scatto e ne chiedo una a mia volta: ci mettiamo tutti davanti all’obiettivo, e io rimango tagliato!

A presto con il secondo capitolo su Berlino!

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