martedì 2 febbraio 2016

Corea del Nord e Panem: realtà e distopia a confronto

La Corea del Nord (ufficialmente Repubblica Popolare Democratica di Corea) è tristemente nota per l’ormai pluridecennale governo totalitario di stampo socialista della famiglia Kim, iniziato con Kim Il-Sung nel 1948, proseguito con il figlio e attualmente retto dal nipote Kim Jong-Un, per i suoi metodi repressivi violenti (fanno scalpore soprattutto le assurde condanne a morte eseguite in modo raccapricciante), per l’estrema povertà cui il popolo è costretto, nonostante la propaganda dipinga il piccolo Stato asiatico come un paradiso terrestre.

Panem (dalla locuzione latina “panem et circenses”), invece, è lo Stato fantascientifico-distopico, nato dalle ceneri degli Stati Uniti, in cui hanno luogo le vicende della trilogia “Hunger Games” dell’autrice americana Suzanne Collins. Governato dispoticamente dal diabolico Presidente Snow, residente nella ricchissima Capitol City, che assorbe e consuma tutta la produzione dei dodici distretti (ognuno dei quali è addetto a produrre una sola tipologia di beni, ad esempio materie prime da estrazione, pesce, prodotti agricoli, legname), offre ai suoi cittadini protezione (contro le ribellioni che secondo la propaganda hanno causato in tempi antichi milioni di morti), cibo (al limite della denutrizione), e divertimento (costituito principalmente dagli Hunger Games che danno il nome alla saga: un terribile reality show in cui ventiquattro “tributi”, due per ogni distretto, si sfidano in un’arena, uccidendosi a vicenda finché l’ultimo sopravvissuto vince).

I punti in comune tra questi due regimi totalitari sono molteplici.

Il primo, ovviamente, riguarda la forma dello Stato: una dittatura personale (potremmo dire “familiare” nel caso coreano) che sotterra sistematicamente i diritti umani dei cittadini, nascondendosi dietro alla scusante della sicurezza dei cittadini stessi, quando invece la preoccupazione principale è il mantenimento dello status quo che assicura ricchezza e prosperità al Presidente e alla sua cerchia.
Direttamente collegato al primo punto, vi è il secondo: la propaganda, che si realizza principalmente attraverso la rielaborazione storica e l’autocelebrazione. Il “Caro Leader” Kim Il-Sung è infatti circondato da un’aura di santità, suo figlio (il “Presidente eterno” Kim Jong-Il) e suo nipote Kim Jong-Un seguono a ruota, tanto che i giorni dei loro compleanni sono importantissime feste nazionali. Lo stesso successo, ovviamente imposto, riscuote il Presidente di Panem Coriolanus Snow, acclamato e amatissimo dai suoi concittadini della capitale, verso cui si dimostra prodigo di lusso e festeggiamenti, mentre nei distretti, come afferma uno dei protagonisti, Peeta Mellark, “la gente muore di fame”. In entrambi i casi, inoltre, la storia viene rivisitata a favore dei vincitori e pesantemente a sfavore di qualsiasi devianza dall’ortodossia: lo status attuale viene presentato come l’unico e il migliore possibile.
Ciononostante, la popolazione vive nella povertà più assoluta, condita da frequenti interruzioni alla fornitura di derrate alimentari e di fonti energetiche. Per questo motivo, in Corea del Nord sono all’ordine del giorno pause forzate nella produzione industriale, scaglionamenti nell’irrorazione di corrente elettrica (basti osservare una foto satellitare notturna della regione) e ritardi anche molto consistenti nella circolazione dei mezzi pubblici. Per descrivere la realtà di Panem, è sufficiente riportare le diverse scene in cui la protagonista KatnissEverdeen attraversa senza problemi la recinzione del suo settore, che si presume elettrificata ma non lo è mai.
Una delle libertà calpestate in entrambi i casi è quella di circolazione. A Panem solo le forze di polizia (dette “Pacificatori”), i concorrenti e gli addetti ai lavori degli Hunger Games possono viaggiare tra i vari distretti, mentre il resto della popolazione vive tutta la vita nel proprio, nell’ignoranza di ciò che accade al di fuori. Per quanto riguarda la Corea del Nord, i visti in entrata e uscita sono molto difficili da ottenere, e sono riservati quasi esclusivamente alle delegazioni diplomatiche e sportive. I turisti, invece, devono sempre essere scortati da una guida attraverso percorsi determinati e devono astenersi da comportamenti e discorsi non ortodossi. I confini sono di conseguenza pesantemente pattugliati: tra le due Coree è stata creata una zona demilitarizzata, mentre a Panem sono state erette delle barriere invalicabili.
Parlando di sicurezza nazionale, è opportuno ricordare che entrambi i Paesi sono dotati di armi nucleari. La Corea del Nord possiede un reattore e conduce test nel sottosuolo, che hanno recentemente provocato terremoti. In “Hunger Games” si fa invece diretto riferimento a questo argomento quando si parla del Distretto 13 (dedito proprio alla produzione di armi nucleari), raso al suolo perché ribellatosi al potere centrale: in realtà proprio qui si annida la resistenza che detiene ancora questo tipo di armamenti.
Infine, è d’obbligo citare l’importanza dei giochi e dello sport nella celebrazione della grandezza dello Stato, punto in comune peraltro con qualsiasi regime totalitario. A Panem gli Hunger Games sono l’evento dell’anno, uno show televisivo che incolla tutti al teleschermo, muove l’economia con scommesse e aiuti materiali ai concorrenti favoriti o che risultano più simpatici, detta la moda (per la “sfilata dei tributi” i partecipanti vengono preparati e vestiti dagli stilisti più in voga); i vincitori sono dei veri e propri eroi e godono per tutta la vita di benefici e ricchezze inimmaginabili nel loro distretto di origine. In Corea del Nord è famosissimo il Festival di Arirang, in cui per due mesi giochi e performance di danza, ginnastica e coreografie celebrano la storia del Paese e della rivoluzione del Partito dei Lavoratori, in tono decisamente antioccidentale. Più in generale, la maggior parte della letteratura, della musica popolare, del teatro e del cinema glorificano i tre statisti.

Ancora una volta, quindi, è palese come la realtà possa stimolare la fantasia. Fortunatamente, finora non è riuscita a superarla: siamo infatti ben lontani del regime del SocIng e del Grande Fratello di “1984”, dal “Mondo Nuovo” immaginato da Aldous Huxley, dalla Terra post-guerra atomica immaginata e descritta in molte occasioni da Philip Dick (“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, “Deus Irae”, “Cronache del dopobomba”), dallo stesso Panem e dai suoi Hunger Games.

Gli autori di fantascienza e fantapolitica forse stanno cercando di metterci in guardia dalle pericolose derive cui il comportamento dell’Uomo contemporaneo e le politiche perseguite dai governi potrebbero condurci.

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