martedì 2 febbraio 2016

Rapporti economico-politici tra Brasile e Russia


La prima metà del mese di luglio 2014 non è stata solo il periodo conclusivo del Campionato mondiale di calcio,nemmeno per il Paese ospitante, il Brasile.
La Presidente Dilma Rousseff, infatti, si è ripresa molto velocemente dalla figuraccia rimediata sul campo dalla sua nazionale, tornando a concentrarsi sull’economia. Il 13 luglio, infatti, alla vigilia del IV Summit dei Paesi cosiddetti “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), la signora Rousseff ha incontrato personalmente il Presidente russo Vladimir Putin, allo scopo di rilanciare (con l’obiettivo di raddoppiare) i rapporti bilaterali tra i due Stati. Una volta riconosciuto che il valore degli scambi commerciali ha subito un leggero calo nel 2013, attestandosi a circa 5,5 milioni di dollari, hanno dichiarato che il gap verrà recuperato e il valore potrebbe raddoppiare a medio termine. In particolare, il presidente Putin si è detto molto soddisfatto del rapporto con il Brasile e sicuro che i due Paesi, collaborando insieme, potranno risolvere tutti i problemi che hanno portato alla recente frenata negli investimenti.

Uno dei settori più interessati appare l’industria, in particolare quella altamente tecnologica: numerose aziende russe del settore sono infatti attive sul territorio brasiliano.Da segnalare, in relazione a questo, la decisione presa dai Paesi dell’Unione Europea di proibire l’esportazione verso la Russia di beni che possono essere utilizzati nel processo di estrazione e lavorazione del petrolio, quali tubi e accessori, macchinari per il sollevamento e loro parti, pompe idrauliche e loro parti, autoveicoli per usi speciali (gru, autopompe, betoniere), piattaforme di perforazione (“Official Journal of the European Union”, 13.07.2014, I.229).

Una notizia più recente riguarda inoltre l’import-export di prodotti alimentari. Dopo la decisione di Mosca di bloccare l’importazione di molti prodotti (tra cui carne e insaccati, pesce, verdura, frutta, latte e derivati, preparazioni alimentari di vario tipo) da Unione Europea e Stati Uniti, come conseguenza alle sanzioni legate alla crisi ucraina (“Ukaza Presidenta Rossijskoj Federacii ot 6 Avgusta 2014 / 560” - “Decreto del Presidente della Federazione Russa del 6 Agosto 2014 / n. 560”), appare chiaro che altri Paesi ne trarranno vantaggio. Uno di questi è senza dubbio il Brasile.
Neri Geller, Ministro dell’agricoltura, ha dichiarato che il Paese sudamericano aumenterà l’esportazione di carne e latticini proprio verso la Russia. Questo rappresenta un’opportunità molto gradita ai produttori che hanno registrato un certo calo nel mercato interno. Attualmente, il Brasile esporta verso la Russia 47mila tonnellate di pollame, 134mila tonnellate di carne suina e 330mila tonnellate di carne bovina.
Questa apertura del governo di Mosca rappresenta un novità in quanto finora la Russia era sempre stata reticente a importare prodotti destinati all’alimentazione umana dal Brasile, soprattutto per motivi igienico-sanitari.

Gli Stati Uniti per il momento incassano il colpo, anche perché oltre al Brasile procedono in questa direzione altri Stati latinoamericani, quali Ecuador, Cile, Argentina, tutte nazioni che hanno manifestato una precisa volontà di autonomia da Washington. Inoltre, i BRICS, durante il già citato summit, si sono proposti di creare enti di credito alternativi al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, nei quali nonostante la loro potenza economica hanno veramente scarso potere politico. Tra le proposte figura una nuova banca per lo sviluppo, che,nei piani dei Paesi fondatori, potrà disporre di un capitale iniziale di cento miliardi di dollari, a partire dal 2016. L'idea è quella di giungere all'obiettivo, tutt’altro che semplice, è di superare il dollaro come valuta di riserva.

Viene da chiedersi però quali potranno essere le contro-contromisure da parte degli Stati Uniti nel caso in cui questi progetti andassero in porto. Washington si trova nella posizione di dare un ultimatum ai partner latinoamericani (“O con noi o contro di noi”)? I Paesi citati si troverebbero quindi di fronte a una scelta difficile che potrebbe sconvolgere i rapporti economici e politici esistenti, con echi in tutto il mondo.


aggiornato ad agosto 2014

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