I telegiornali sono senza ombra di dubbio il mezzo di comunicazione più comune tra gli utenti italiani. Hanno sicuramente molte caratteristiche positive: le notizie arrivano in maniera semplice e immediata, le immagini aiutano a fissare e ricordare quanto si ascolta, la comunicazione è dinamica e coinvolgente, sono fruibili senza fatica.
A mio
parere, però, per come sono strutturati ora, i telegiornali presentano più
difetti che pregi.
Il primo,
forse quello che salta di più all’occhio, è l’ordine dei servizi. Si parte con la notizia del giorno o del
periodo, spesso di cronaca o di politica (omicidio clamoroso, attacco
terroristico spettacolare, importante riforma politica approvata o bocciata);
si passa poi a qualche recente evento di minore importanza, si prosegue in
questa direzione fino a raggiungere argomenti marginali come la scienza (!), la
cultura (! x2), lo sport e il costume.
Niente di
male, si potrebbe dire. Ma, guardando più edizioni nello stesso giorno o periodo,
notiamo che esistono alcuni tipi di notizie che potremmo definire “di moda” (ad
esempio, l’omicidio della povera Yara Gambirasio, le vicende dei due Marò, la
guerra in Ucraina, il razzismo che ricompare negli Stati Uniti), che fanno
scalpore, producono forti emozioni e di cui si parla incessantemente per giorni
e settimane e poi scompaiono nel nulla come se il caso fosse chiuso. Vorrei
informare tutti, riprendendo gli esempi fatti, che non è stato ancora accertato
né tantomeno giudicato o punito l’assassino della piccola Yara, che uno dei
Marò (che sicuramente hanno sparato uccidendo due pescatori) è a casa perché
malato e l’altro rimane in India, che la guerra in Ucraina procede e produce
morti ogni giorno, che il razzismo (negli USA come nel resto del mondo) non è
morto né morirà nel prossimo futuro. Inoltre, spesso, il clamore esercitato
dalle ultime rivelazioni su questo tipo di argomenti toglie spazio a notizie
altrettanto importanti ma che si preferisce tacere o emarginare, talvolta in
malafede: in questo giocano un ruolo determinante i direttori dei TG e delle
televisioni che li mandano in onda, i produttori e gli inserzionisti più
importanti (cioè quelli che pagano di più).
Legato al
primo punto è il secondo: dare periodicamente spazio, soprattutto d’estate, ad argomenti futili come il meteo, il
gossip e la moda.
Non
fraintendiamoci, le informazioni che riguardano il tempo atmosferico sono
importanti, io stesso ne sono fruitore allo scopo di organizzare il mio tempo
libero, ma esistono programmi televisivi appositi (mai sentito parlare delle
“previsioni del tempo”?), nonché innumerevoli siti internet e applicazioni per
telefoni cellulari che forniscono questo servizio anche in tempo reale. Ma
quando fa notizia, il meteo riguarda soprattutto nubifragi, bombe d’acqua,
frane, smottamenti, disagi per le comunità isolate, inondazioni, trombe d’aria
o, al contrario, caldo africano, temperature vicine ai 40°C, e se questi
fenomeni coinvolgono tragicamente qualche sventurato.
Il gossip e
la moda, invece, mi fanno proprio pensare (e a volte dire) “ma chi se ne
frega!”, e questi sì levano davvero spazio alle notizie più importanti. Credo
che l’argomento non meriti ulteriore approfondimento.
Il terzo
punto riguarda le interviste.
Spesso,
quasi in ogni edizione della sera, l’anchor-man o un altro giornalista di
spicco intervista un esponente politico, un artista (inclusi attori, attrici,
registi), un collega esperto nell’argomento del momento, e le domande sono
sempre più o meno le stesse e vengono decise in anticipo, per non turbare la
quiete dell’ospite anche se si parla di, o è direttamente coinvolto in, scandali
o affari non proprio trasparenti.
Devo
l’attenzione che porgo a questo fenomeno, diffusissimo e quasi universale, a un
intervento di Marco Travaglio (che mi sento di ringraziare pubblicamente per il
lavoro/servizio che svolge e per il modo in cui lo fa) in proposito.
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