Il viaggio a Brighton ricorda, in un certo qual modo, quello a Norwich, non fosse altro perché si trattava sempre di Inghilterra, perché la nostra permanenza era regolata da una tabella di marcia e da orari molto simili, e perché eravamo ospitati da famiglie.
Presenta
però anche molte diversità: è stato infatti molto più lungo (quattro
settimane), non eravamo presenti come “classi” ma come “migliori” studenti del
nostro anno, provenienti da due scuole (noi di Treviso più o meno ci conoscevamo
tutti almeno di vista), la nostra attività principale non era lo studio ma il
lavoro, sotto forma di stage istruttivo…
Ma passiamo
a descrivere il tutto nel dettaglio.
Il viaggio
era stato proposto dalla nostra scuola alle classi quarte, con un bonus per i
migliori studenti delle classi terze, nell’ambito del progetto Leonardo: si
proponeva un soggiorno di quattro settimane (una di studio di microlingua e tre
di stage) in Inghilterra, Spagna o Germania. Io ho scelto l’Inghilterra, e sono
stato inserito in un gruppo di venti ragazzi (di cui due maschi e diciotto
femmine), per il periodo metà agosto-metà settembre 2005.
Devo
sottolineare che sia le ore di studio, in cui si parlava e si svolgevano test
(il nostro livello di inglese già doveva essere alto per essere ammessi, quindi
non abbiamo dedicato molto tempo a grammatica o concetti base), sia il lavoro,
che consisteva più che altro nell’aiutare i dipendenti delle diverse realtà in
cui eravamo inseriti, passavano molto in fretta: parlo di circa sei ore al
giorno, contro moltissimo tempo per lo svago, tranne per alcuni di noi che
lavoravano fuori città e quindi dovevano passare anche molto tempo sui mezzi
pubblici.
Il tempo
libero comprendeva ritrovo al centro, rappresentato dalla Churchill Square, intorno alla quale c’erano negozi, ristoranti e
club, e poi una passeggiata sul lungomare, oppure fino al Brighton Pier (molo che ospita bancarelle, chioschi, e un vero e
proprio luna park alla fine). La sera si poteva scegliere tra diversi pub, il
più gettonato da noi era uno col biliardo, o club quali il famoso “Event”:
attenzione però che non eravamo tutti maggiorenni quindi a volte siamo stati
rimbalzati (a me è successo per il mio abbigliamento e come Doc in Ritorno al
futuro ho pensato: “Chi se ne frega!”); oppure il già citato Pier. Gli orari di ritorno erano più
elastici perché la nostra famiglia ci aveva dato un mazzo di chiavi, ma
comunque limitati dai mezzi pubblici, se non volevamo camminare un bel po’.
Abbiamo
inoltre occupato, con una buona auto-organizzazione, i weekend:in due occasioni
ci siamo recati a Londra, che abbiamo potuto visitare in maniera esaustiva, ma
senza entrare nei musei o nei palazzi, dedicando anche, per la gioia delle
molte ragazze del nostro gruppo, un pomeriggio ad Harrod’s. Abbiamo anche trovato il coraggio di andare al mare, e
alcuni di noi anche la pazzia di fare il bagno (secondo voi avrei potuto
esimermi?): comunque posso affermare con cognizione di causa che il Canale
della Manica in settembre non è il litorale più ospitale, ammesso che lo sia in
altri periodi!
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